08/09/15

In attesa del treno

Passeggiando lungo il marciapiede che costeggia i binari, in attesa del treno.

Una stazione ferroviaria. Una siepe di rovi ed erbacce nasconde la recinzione che delimita un piccolo edificio a due piani. Dalla strada si intuisce che il piano sottostante, un seminterrato, in passato doveva essere una piccola rimessa per chissà quali macchinari. Ora è il luogo dove ignoti sversano ogni genere di rifiuti. Il piano al livello dei binari, forse un magazzino per altri attrezzi, è invece chiuso con una porta in ferro e le finestre sono murate.

Poco oltre ancora rovi, edera ed altre piante infestanti a delimitare il perimetro di ciò che una volta doveva essere un giardino o, magari, un orto coltivato da qualche ferroviere, nel tempo libero. Sopravvivono due alberi di noce malconci, un susino che non conosce potature da anni, informi cespugli di oleandro, i resti semidistrutti di quelle che dovevano essere aiuole di fiori o chissà quali piante, panchine di legno marcio, semidistrutte. Ancora rifiuti di ogni genere, sparsi ovunque.

Subito dopo una piccola abitazione a due piani, fatiscente, occupata da due famiglie. Ho qualche dubbio sulla natura del titolo che riconosce loro il possesso. Un altro piccolo edificio in pessime condizioni, anche questo occupato da almeno tre persone, è circondato da un'alta recinzione, coperta con ogni sorta di materiale che impedisce di vedere all'interno. Il senso di degrado si intuisce, comunque.

Poco più in là ancora rovi ed erbacce che sormontano una bassa recinzione. Tre scalini dovevano essere l'accesso a ciò che rimane di un altro piccolo giardino. Si vedono alcune sopravvissute piante grasse, oleandri, un glicine, soffocati da erbacce e ancora rifiuti. Tanti rifiuti. Intorno al giardino, quella che in passato doveva essere una pavimentazione, oggi completamente sconnessa, adiacente un altro edificio con le porte e le finestre sfondate. Su un muro un cartello sbiadito con la scritta "Bar". Poi una targa in marmo anch'essa sbiadita, con su scritto "Dopolavoro ferroviario di Roma - Circolo di Pomezia". Ovunque sempre rifiuti.

Ancora un edificio a due piani, questo in condizioni accettabili. Al piano terra, su una porta sbarrata c'è scritto "dirigente il traffico". Poi un'altra porta d'accesso alla "sala relè". Al piano superiore, alcune finestre semi aperte. Chissà, forse uffici. Nessun addetto alle informazioni, nessuna biglietteria, personale delle ferrovie inesistente. Ci sono, invece, addossate ad un muro, due macchine elettroniche per la vendita dei biglietti e due per la convalida degli stessi.

Infine c'è l'ingresso alla stazione ferroviaria. 2 binari per i treni regionali e 2 per i rari treni merce che transitano dalla stessa.

Sette mesi fa c'era una piccola e squallida sala d'attesa. Posti a sedere 6, due tabelle appese al muro con l'orario dei treni, qualche vecchio e sbiadito avviso ai viaggiatori, lampada neon al soffitto. Poco prima dell'estate hanno chiuso la sala d'attesa, "ci scusiamo con i viaggiatori per il disagio". Forse per ristrutturarla. Fu sostituita con un piccolo container, sempre 6 posti a sedere. Poi durante l'estate scomparve anche quello.

Non ci sono locali igienici pubblici, a disposizione dei viaggiatori che attendono un treno. Non ci sono percorsi per portatori di handicap. Un sottopasso porta al binario 2, quello dove transitano i treni che vanno verso Roma. Come lo raggiunge uno che si muove su una sedia a rotelle, ancora non l'ho capito.

Fino a tre mesi fa, al binario 1 non c'era neanche la pensilina sotto cui ripararsi in caso di pioggia. Ora ne hanno montata una, piccola in verità. Non c'è un bar in cui ristorarsi. Non c'è un'edicola. Non c'è un luogo in cui ripararsi dal freddo, dal caldo o dalla pioggia.

E' una piccola stazione ferroviaria da cui passano i treni per pendolari. Da qui partono o transitano, ogni giorno, coloro che lavorano a Roma.

Chissà se ne esistono altre, di stazioni, in queste condizioni.

(I servizi pubblici gestiti dallo Stato non funzionavano. Meglio darli in gestione al "privato", dicevano i politici. Lo Stato non funziona, meglio il "privato", applaudiva il popolo! Iniziarono le così dette "privatizzazioni".)

8 commenti:

  1. Applausi al racconto , davvero un'istantanea realistica, e' scritto cosi' bene che mi pare di esserci stato in carne e ossa.

    Hasta
    Zac

    p.s.
    da maggio a settembre per un post, mi devo aspettare il prossimo a febbraio??

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  2. Condivido quanto dice zac. E' un film capolavoro dell'orrore.

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  3. Non credo che dinanzi quella stazione passerà mai una TAV qualsiasi.
    Che squallore.
    Un salutone Carlo e bentornato sul blog,
    aldo.

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  4. Arrivo dai tuoi sempre interessantissimi articoli su Operaincerta e leggo questo tuo racconto. Una domanda mi sorge spontanea: hai mai pensato di fare lo scittore? Dai Carlè, pensa un bel romanzo ed io ti prenoto già una copia.
    Mi associo a quanto ha scritto Zac sul suo commento.
    Ciao Carlo, a presto e buona serata. robi

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  5. Ciao Carlo
    io credo che ce ne siano parecchie in giro... alcune le ho anche viste e potrebbero davvero essere utilizzare come set per un film dell horror
    un saluto

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  6. Adesso vogliono privatizzare i beni culturali...se tanto mi da'tanto...

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  7. xpisp(stefano)25/09/15, 08:47

    Descrizione bellissima, sembra di vedere il tutto!

    Ciao Carlo, sinceramente non sono così sicuro che se fosse rimasto pubblico sarebbe stato meglio.
    Diciamo che le privatizzazioni italiane dove si privatizzano solo gli utili non sono proprio delle belle idee!
    Comunque visti quanti danni creano anche i dipendenti pubblici(ovviamente quelli che si sono resi colpevoli!) ...ne abbiamo di stazioni così magari meno evidenti!

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    1. Stefano, il "pubblico" aveva ed ha ancora, sicuramente, grossi problemi e io che nel pubblico ci lavoro, lo vedo e lo vivo quotidianamente.

      Ma pensare che il "privato", in questo Paese poi, fosse meglio, francamente, è da idioti. E infatti, l'opinione pubblica da stupida si è comportata. Invece di pretendere che i "servizi pubblici" funzionassero meglio, ha vomitato veleno e frustrazioni sui dipendenti pubblici, depositari di "privilegi" che una volta si chiamavano diritti civili. Si è fatta abbindolare dalla favoletta che "privatizzando" gli stessi, le cose avrebbero funzionato alla perfezione. Ed è stata fottuta.

      I servizi che una volta erano pubblici, fanno sempre schifo. I diritti che stoltamente venivano additati come privilegi, sono stati eliminati per tutti.

      La massa è stolta, ignorante e cogliona. Perché il "privato" che gestisce un servizio pubblico non è interessato a farlo funzionare ma a trarre "profitto" dallo stesso. Poste Italiane e Trenitalia sono due esempi clamorosi di dove noi utenti di un servizio pubblico, abbiamo fallito.

      Oggi, Poste Italiane è sempre più assimilabile ad uno sportello bancario che svolge persino operazioni finanziarie. E la consegna della posta? Data anch'essa in appalto a privati e, se arriva, giunge a destinazione con enorme ritardo. I servizi postali sono cari e, per il resto, se oggi entri in un ufficio postale, sembra di entrare in un emporio dove vendono di tutto, dalle tovagliette ai CD, dai libri alle tessere telefoniche, dai giocattoli alle pentole a pressione. Però, per la posta ordinaria puoi fotterti e se vuoi spedire un pacco postale, fai ore di fila.

      Trenitalia, altro esempio di come abbiamo fallito. Perché un privato dovrebbe far camminare 100 treni, mantenere una linea ferroviaria idonea per 100 treni, stipendiare personale sufficiente per 100 treni, effettuare manutenzione ordinaria e straordinaria per 100 treni per guadagnare quello che guadagna oggi facendo camminare 30 treni superlusso, il cui servizio se lo può permettere solo chi può "pagare". Con 30 treni hai personale ridotto all'osso e, comunque, sfruttato, haiuna linea ferroviaria ad essi dedicata e più limitata, hai una manutenzione dai costi molto ma molto ridotti.

      Ed allora, assistiamo alla scomparsa delle linee per pendolari, agli interregionali, ai treni a percorrenza breve, insomma quelli più spesso utilizzati dalla gente comune, soppiantati da pochi ma superlussiosi frecciarossa, frecciargento, frecciabianca con carrozze smart, wifi gratuito, aria condizionata, servizio bar, sala d'aspetto vip... e tante altre belle e costose cosine dedicate a chi può permettersele di pagarle.

      Il "privato" è talmente bello che puoi scoprire che la Stazione Termini, definita stazione ferroviaria "internazionale", non è dotata di un posto fisso di pronto soccorso... e quindi, se qualcuno si sente male su un treno in partenza, si ferma tutto il treno, comprese le centinaia di persone che sono sullo stesso, per attendere l'ambulanza che deve arrivare dal più vicino pronto soccorso.

      Dai, Stefano, siamo coglioni che abbiamo sbagliato tutto... e stiamo anche perdendo un patrimonio. Perché quella stazioncina noi l'abbiamo pagata e tanti anni fa, quando era in mano ai ferrovieri "statali" era magari, anche più carina ed umana con i suoi fiori ed i suoi giardinetti. Ma oggi, al "privato", non fotte nulla di tutto questo. Deve fare profitti! E tu aspetti un treno di pendolari guardando la merda che ti circonda.

      Sulla merda e su chi l'ha portata lì dovrei fare un altro lungo discorso. Magari un'altra volta. Per ora ti dico solo che sono gli stessi coglioni citati sopra.

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